Il promotore finanziario: il servizio che offre ed i metodi | |
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SINTESI Non si tratta di una guida tecnica ma solo di alcune informazioni introduttive e divulgative. |
PARTE I
Le
variabili fondamentali che guidano i corsi Le variabili da considerare per effettuare un investimento in titoli azionari sono principalmente tre: analisi fondamentale - analisi tecnica - analisi macroeconomica.
L’analisi
tecnica, invece, studia i grafici realizzati mediante
la raccolta e la rielaborazione delle quotazioni dei titoli e dei volumi
scambiati. L’analisi macroeconomica,
infine, riguarda l’andamento dell’economia e fornisce previsioni circa
l’andamento dei tassi di interesse o circa la stabilità di un singolo
paese o di una determinata area geografica. Da
ognuno di questi tre metodi giunge un segnale circa l’opportunità di
effettuare o meno l’investimento. Il problema è che molto raramente
queste analisi forniscono risposte univoche e concordi tra loro.
L’abilità del gestore sta nel riconoscere di volta in volta a quale
tipo di analisi affidarsi per prendere le sue decisioni e in particolare
nel riconoscere dove possa portare l’umore dominante sul mercato che, a
volte, deve essere riconosciuto come forza gerarchicamente superiore alle
altre tre. Infatti,
almeno per operazioni di breve periodo,
spesso non è
importante individuare il titolo migliore quanto quello che la maggior
parte dei partecipanti al mercato ritiene essere il titolo migliore. Ed è
sempre secondo questa “logica” che si spiega come una stessa notizia
possa a volte determinare un
aumento delle quotazioni e a
volte un calo. Al
contrario, quando si ci muove
in un ottica di lungo termine, può
essere molto utile mettersi
“contro” il mercato sulla base di considerazioni di carattere
esclusivamente fondamentale che possano non essere ancora note o,
comunque, percepite diversamente o non
condivise dagli altri partecipanti al mercato. In
assenza di segnali provenienti dai bilanci societari o dall’economia nel
suo complesso, il gestore si affida all’analisi tecnica per individuare
il timing dei
propri interventi in entrata ed in uscita dal mercato. L’analisi dei
grafici permette, infatti,
di evidenziare punti definiti
rispettivamente supporti (acquisto
) e resistenze (vendite). Una
indicazione proveniente dall’analisi fondamentale potrebbe dar
luogo ad una “rottura” di un supporto o di una resistenza; potrebbe
cioè consentire di superare quotazioni
“storiche” raggiunte dal titolo. Il movimento del titolo sarà
poi duraturo o meno a seconda della validità della notizia che se non
confermata potrebbe rappresentare la classica opportunità di acquisto o
di vendita. PARTE II
La strategia necessaria a fronteggiare il rischio Un
buon servizio di consulenza deve riuscire a contenere il rischio
dell’investitore che, comunque,
non potrà mai essere azzerato. Per raggiungere questo obiettivo il consulente deve disporre
di un accesso immediato a
tutte quelle informazioni che “muovono” il mercato e che sono
distribuite dalle principali istituzioni finanziarie internazionali
organizzate al loro interno con adeguato numero di analisti e di altri
esperti di mercato. In altre parole, in mancanza di una direzione certa del
mercato e dopo aver verificato il grado di tolleranza al rischio del
cliente, non si devono investire tutte le somme a disposizione sullo
scenario più probabile ma tenersi una riserva di liquidità al fine di
conservare una possibilità di agire,
qualora si verifichi lo
scenario opposto rispetto a quello verso
cui si è indirizzati. A
tale proposito è bene ricordare come, purtroppo (!), l’economia non sia
una scienza stabile. I calcoli fatti per impostare un portafoglio non
sono come quelli fatti per stabilire la portata di un ponte che
una volta eseguiti consentono PER
SEMPRE il passaggio dei veicoli al di sotto di un certo peso. E’ necessario
rivederli continuamente e
potrebbe anche succedere che mentre una macchina sta attraversando il
ponte si scopra che questo non ha più una portata adeguata (classica
situazione in cui è meglio vendere anche in perdita !!! ) L’affermazione che spesso viene rivolta all’investitore a proposito della necessità di prevedere tempi medio-lunghi (diciamo almeno compresi fra 20-30 mesi!) per avere un ritorno dall’impiego dei propri risparmi, al di là di essere un facile alibi, ha un suo fondamento legato a quanto descritto sopra. Ovviamente
il secondo “giro” dovrà essere impostato solo quando sarà molto più
facile individuare la direzione del mercato, ovvero in un momento in cui
le indicazioni provenienti dalle tre principali variabili descritte in
precedenza siano univoche. Solitamente
la scelta viene resa più facile dallo
spostamento dei prezzi che
determina nuove “figure”
di analisi tecnica e valutazioni fondamentali più attraenti (acquisto) o
più esagerate (vendita). Purtroppo,
tali situazioni sono rare e non è possibile limitarsi ad aspettare
che si realizzino, almeno per quegli investitori che desiderano essere più
presenti sul mercato. PARTE III
La consulenza
L’assistenza
che il cliente può aspettarsi di ricevere dal proprio consulente
finanziario può essere
immaginata su tre livelli. Un
primo livello riguarda il grado di rischio che si desidera
sopportare e, quindi, la
scelta di investire in azioni in obbligazioni o di rimanere liquidi. Successivamente
si dovrà decidere in quali mercati investire in riferimento
all’area geografica e al settore merceologico. Infine
è necessario scegliere il pacchetto di titoli su cui intervenire.
In pratica non sempre è possibile assistere direttamente il cliente in tutti e tre i livelli. Nella maggior parte dei casi al cliente può essere offerto direttamente un servizio soltanto per quanto riguarda i primi due livelli, il terzo viene normalmente delegato all comitato di gestione del fondo o della Gestione Patrimoniale in Fondi (GPF) in cui si va ad investire.
Il tipo di servizio legato ai primi due si sforza di guidare il
cliente verso l’acquisto di un prodotto finanziario: sia esso un fondo
comune, una GPF
o una GPM (Gestione Patrimoniale Mobiliare).
Il consulente dovrà concentrare la propria attenzione sul timing
dell’investimento avvalendosi del supporto dell’analisi tecnica, di
quella macroeconomica e di quella fondamentale anche se non
spinta fino alla selezione del singolo titolo. In
parole più semplici (“!” ) si cercherà di trovare il momento per
entrare o per uscire dal mercato individuando di volta in volta la
variabile, o le variabili, in grado di determinare un’inversione del
trend di lungo periodo. Interventi
sulla direzione che il mercato prende nel breve periodo, diciamo un mese,
sono particolarmente difficili e
spesso non sono fattibili, per motivi tecnici, se non in qualche caso
attraverso prodotti multicomparto (per
esempio FONDITALIA) gestiti
da una stessa casa. Un
movimento di discesa del mercato è sempre legato ad un rallentamento
dell’economia il quale a sua volta può essere determinato da una
situazione di crisi in una particolare area geografica, tipicamente uno
squilibrio della bilancia dei pagamenti, da un rallentamento della domanda
e, quindi, da una diminuzione degli utili aziendali o da una situazione di
eccessiva valutazione del mercato accompagnata da una causa
“scatenante”. La
semplice sopravvalutazione del mercato non è sufficiente a determinare la
caduta del mercato che potrebbe essere sostenuto, anche per parecchi mesi,
da un sentiment positivo. Nella
crisi finanziaria che circa due anni fa ha coinvolto prima la Russia e poi
tutte le piazze finanziarie, è
stato determinante seguire l’andamento delle riserve valutarie
brasiliane. Se queste si fossero esaurite, in un tipico meccanismo di
panico autoalimentato, le autorità monetarie sarebbero state costrette a
svalutare e si sarebbero
avute conseguenze negative sull’interscambio commerciale e, quindi,
sugli utili delle aziende. La tenuta di tali riserve è stato il
segnale di fine della fase più grave dell’emergenza. In
una situazione di mercato come quella verificatasi nei primi mesi di
quest’anno, legata ad un rallentamento della domanda,
è importante “sintonizzarsi” sul momento in cui le aspettative
sugli utili aziendali tornano ad essere in crescita. Un ‘assistenza che si “spinga” sino al terzo livello può essere offerta solo da chi opera “direttamente” sul mercato (dai gestori dei fondi) e, oltre ad arrivare alla scelta del singolo titolo, permette di fare cambi di strategia di breve periodo relativamente al livello di rischio (inserimento azionario) e di cambiare approccio di gestione. Esistono
infatti diversi approcci al mercato a cui qui,
per semplicità, si fa
riferimento attraverso i due estremi opposti : trading
veloce ed asset allocation di lungo periodo. Pur
essendo la strategia di trading sconsigliata da qualsiasi
manuale di finanza esistono momenti in cui la classica strategia di
asset allocation non porta a risultati apprezzabili,
si pensi all’andamento spesso volatile dei mercati negli ultimi
due anni. In
teoria un gestore dovrebbe individuare un asset, in linea con la
disponibilità al rischio del cliente, e poi inserire una sorta di pilota
automatico che esclude qualsiasi intervento non
guidato da considerazioni di carattere fondamentale. In
pratica in fasi di mercato volatili esistono diversi segnali
che il gestore può cogliere per scegliere il momento in cui
effettuare un intervento
veloce sul mercato; ciò viene fatto più spesso da fondi con regolamento
meno vincolante (per esempio Fideuram Performance) piuttosto che da fondi
meno "aggressivi" (per esempio i fondi monobenchmark) |